Cos’è il pus? E perché si forma?
Hai notato una fuoriuscita di pus a livello di un dente o dalla gengiva? Questa condizione potrebbe indicare la presenza di un ascesso gengivale o dentale.
Il pus non è altro che una raccolta di batteri, detriti cellulari e leucociti (ossia i globuli bianchi, che sono le cellule destinate alla difesa del nostro organismo contro le infezioni). Il pus si origina per uno scopo ben preciso: il nostro organismo, in caso di infezione, cerca di arginarla per far sì che essa non si diffonda. Sostanzialmente, quindi, il sistema immunitario cerca di fatto di “confinare” tutti i batteri in un solo punto per evitare che questi possano proliferare ulteriormente e causare problematiche più gravi anche a livello sistemico.
Solitamente la formazione di un ascesso può essere legata ad un elemento dentario: in questi casi si parla di “ascesso dentale”. In altre occasioni, però, l’ascesso può andare a coinvolgere anche l’apparato di sostegno di un dente, che scientificamente prende il nome di “parodonto”. Si può quindi parlare di “ascesso parodontale” o, più comunemente, di “ascesso gengivale”.
Vedremo ora di capire quali sono le cause che possono portare alla formazione di questo tipo di ascessi e come intervenire!
Quali sono le cause della formazione di pus a livello gengivale?
Il pus è solitamente legato a un processo di tipo infettivo. Come abbiamo detto all’inizio di questo breve articolo, infatti, la raccolta purulenta si forma in seguito al tentativo del nostro sistema immunitario di arginare un’infezione batterica che può aver colpito il dente o i tessuti di supporto.
Questo processo infettivo è frequentemente associato a una scarsa igiene orale: non spazzolare spesso e in maniera corretta i tuoi denti può, alla lunga, comportare la proliferazione incontrollata dei batteri, che possono così agire indisturbati, fino a quando non daranno luogo a una reazione da parte del sistema immunitario.
Una scarsa igiene orale sfocia solitamente in processi patologici, quali gengivite e parodontite, che vanno a colpire i tessuti di supporto dei denti. Mentre nella gengivite la situazione è ancora reversibile semplicemente utilizzando correttamente spazzolino e dentifricio, così non è nel caso della parodontite (nota ai più come “piorrea”). In questa patologia, infatti, i batteri sono ormai molto difficili da debellare e quindi di frequente portano alla formazione di ascessi gengivali.
Anche la carie – che comunque è strettamente legata alla scarsa igiene orale oltre all’elevato consumo di zuccheri – può essere correlata alla formazione di pus a livello gengivale.
Ciò, nella maggior parte dei casi, si verifica quando un processo carioso non viene adeguatamente trattato. In questo caso il dente diventa necrotico, provocando quindi l’ascesso, che si manifesta con pus gengivale.
Infine, anche le scarse difese immunitarie di un individuo possono esporlo alla formazione di ascessi gengivali. L’immunodeficienza, che può essere causata da diversi motivi, è frequentemente legata all’insorgenza di infezioni batteriche, che – come abbiamo visto – possono dare luogo a degli ascessi.
Ascesso gengivale e denti del giudizio
Devi sapere che, oltre alle cause che abbiamo descritto fin qui, la formazione di un ascesso è spesso localizzata a livello dei denti del giudizio.
Questi denti molto frequentemente incontrano difficoltà nella loro eruzione. Ciò, ovviamente, causa una notevole infiammazione che può comportare anche problemi relativi alle pratiche di igiene orale.
Inoltre, il dente per spuntare deve “rompere” la gengiva: questa discontinuità a livello gengivale può costituire una via di facile penetrazione per i batteri, che anche in questo caso potranno proliferare indisturbati e provocare un ascesso.
Puoi approfondire qui l’ascesso al dente del giudizio
Ascesso gengivale: i sintomi
Oltre alla eventuale fuoriuscita di pus dalla gengiva, esistono altri sintomi correlati all’ascesso. In primis, il dolore e il gonfiore possono far sospettare lo sviluppo di una raccolta ascessuale.
Il gonfiore può arrivare a coinvolgere anche i linfonodi retroauricolari, cervicali e sottomandibolari: questo segno deve essere valutato attentamente, perché può indicare un coinvolgimento sistemico. Un eventuale coinvolgimento sistemico può provocare anche febbre e malessere generale.
Tra gli altri sintomi, poi, si annoverano anche alitosi (alito cattivo), cattivo sapore in bocca e mobilità dei denti.
La zona di gengiva colpita dall’ascesso sarà anche poi molto arrossata: il “rubor” (ossia l’arrossamento) è infatti uno dei principali segni dell’infiammazione.
Ascesso gengivale: la terapia
Per curare un ascesso gengivale e/o ridurre il dolore, il dentista può consigliare:
- Una terapia antibiotica
- Un trattamento di igiene orale professionale
- Il drenaggio dell’ascesso
- L’estrazione del dente
- La devitalizzazione del dente
- L’uso di antidolorifici o antinfiammatori
Vediamoli uno per uno.
Dato che nella maggior parte dei casi l’ascesso ha origine batterica, la terapia antibiotica risulta essere la scelta migliore e più opportuna.
Se il dentista ti prescriverà un antibiotico, sarà assolutamente fondamentale portare a termine la terapia nei tempi stabiliti anche se i sintomi scompaiono. Interrompere l’assunzione di questo genere di farmaci, infatti, può essere addirittura controproducente: i batteri possono non essere totalmente eliminati e quindi possono causare delle recidive.
Se l’ascesso è causato da una scarsa igiene orale, è fondamentale provvedere a un trattamento di igiene orale professionale: l’odontoiatra o l’igienista dentale effettueranno un’accurata pulizia della tua bocca, al fine di arginare l’infezione e migliorare così la situazione generale.
L’ascesso, poi, può essere anche drenato. Per farlo il dentista, dopo aver effettuato una semplice anestesia locale, inciderà la raccolta purulenta. L’incisione ti darà sollievo fin da subito: la diminuzione della pressione causata dall’incisione ti sarà di grande aiuto, contribuendo a diminuire il dolore.
Dopo questa procedura la ferita dovrà restare aperta, per permettere alla raccolta purulenta di essere drenata completamente e non dare ulteriori problemi.
Se l’ascesso è legato a un dente irrimediabilmente compromesso per via della carie, anche l’estrazione può essere un’opzione. Tuttavia, essendo il tessuto che circonda il dente spesso molto infiammato, questa procedura può essere più dolorosa del normale: è fondamentale, quindi, effettuare prima una terapia antibiotica e antinfiammatoria e solo successivamente procedere con l’avulsione del dente.
Se invece il dente può essere “salvato” – soprattutto in caso di elementi strategici, come incisivi e canini – la devitalizzazione può rivelarsi l’opzione migliore. Questa pratica consiste sostanzialmente nella rimozione della polpa, nota volgarmente come “nervo del dente”, al fine di arginare e debellare l’infezione.
Utile, infine, può essere anche l’uso di antidolorifici e antinfiammatori, che possono aiutare a risolvere o controllare la sintomatologia dolorosa, che solitamente è causa di notevoli disagi e non permette un trattamento adeguato. Diminuire dolore e infiammazione, quindi, è necessario per poter procedere con tutte le altre terapie.