Tutti noi sappiamo cosa sono i punti di sutura, li abbiamo sperimentati in prima persona o ne abbiamo sentito parlare. In ambito medico i punti di sutura vengono solitamente utilizzati dal medico per chiudere delle ferite della cute e di altri tessuti causate da eventi traumatici o da interventi chirurgici di vario tipo. Per realizzare una corretta sutura, vengono avvicinati i lembi di cute e tenuti insieme, fino all’avvenuta cicatrizzazione, attraverso un filo per suture specifico. L’obiettivo dei punti di sutura è dunque quello di favorire la guarigione della ferita. I punti di sutura vengono utilizzati anche in ambito odontoiatrico e hanno la medesima funzione anche se la loro applicazione trova riscontro in situazioni specifiche.
La funzione dei punti di sutura all’interno del cavo orale, per la maggior parte delle volte impiegati in ambito gengivale, è quella di favorire la guarigione della ferita e di impedire che residui di cibo e batteri possano inserirsi o colonizzare all’interno della ferita.
Le situazioni nelle quali viene richiesto l’impiego da parte del dentista di specifici punti di sutura, sono diverse: possono ad esempio rendersi necessari dopo l’estrazione di un dente oppure nel caso di un trattamento di implantologia dentale.
Ma di che materiale sono costituiti i punti di sutura utilizzati in campo odontoiatrico? Quando bisogna ricorrere ai punti di sutura, per quanto tempo vanno tenuti e, soprattutto, potrebbero provare fastidio al paziente in fase di applicazione o rimozione?
Scopriamo di più sull’argomento nei prossimi paragrafi.
A cosa servono i punti di sutura
In ambito odontoiatrico i punti di sutura vengono utilizzati ogni qual volta l’odontoiatra lo reputa opportuno per favorire la cicatrizzazione di una ferita causata da un’estrazione dentaria o da altri trattamenti particolarmente invasivi. La funzione dei punti di sutura è ovviamente quella di aiutare e favorire la guarigione della ferita che, il più delle volte, interessa il tessuto gengivale, impedendo al contempo l’ingresso di residui di cibo e batteri all’interno della ferita stessa. Non sempre l’estrazione dentale o gli altri interventi odontoiatrici richiedono l’impiego di punti di sutura: sarà l’odontoiatra, di volta in volta e in base alla situazione del paziente, a decidere se impiegare dei punti di sutura o meno.
Solitamente è possibile utilizzare due differenti tipi di punti di sutura:
- I punti di sutura riassorbibili
- I punti di sutura non riassorbibili
La differenza principale tra queste due tipologie di punti di sutura è nel materiale utilizzato.
Nel caso dei punti riassorbibili, come suggerisce il termine, i punti di sutura vengono effettuati sul paziente per far guarire la ferita odontoiatrica, ma non occorre poi toglierli dal momento che vengono riassorbiti dall’organismo stesso.
Se invece i punti di sutura sono non riassorbibili, andranno tolti manualmente dall’odontoiatra stesso al termine del periodo di tempo necessario affinché la ferita guarisca. I tempi di rimozione dunque variano a seconda del tipo di intervento al quale ci si è sottoposti oltre che in base alla capacità della gengiva di rigenerarsi, cosa naturalmente soggettiva.
Il materiale impiegato per applicare i vari punti di sutura sono vari; l’odontoiatra potrà optare per il nylon, per la seta o altri materiali operando suture singole (dette mono-filamento) o costituite da più filamenti (dette appunto poli-filamenti).
Come già accennato, le situazioni nelle quali viene più spesso richiesto l’utilizzo dei punti di sutura sono l’estrazione dentale e l’impianto dentale. Nel primo caso, una volta tolto il dente, il dentista valuterà se la ferita necessita di punti di sutura per potersi cicatrizzare per bene in base alla sua grandezza. Non sempre la terapia estrattiva è seguita da punti di sutura.
Cerchiamo di capire nel prossimo paragrafo quali sono i comportamenti virtuosi che il paziente deve perseguire nel periodo post-operatorio.
Cosa fare nel post-operatorio
In caso di intervento odontoiatrico che preveda l’utilizzo dei punti di sutura, l’odontoiatra avrà cura di spiegare al paziente tutto quello a cui dovrà fare attenzione nel post-operatorio. In particolare va ricordato che la presenza dei punti di sutura non impedisce la normale igiene orale quotidiana. In poche parole occorre lavarsi i denti anche se sono presenti punti di sutura, avendo cura di pulire con delicatezza l’area interessata.
Per questo è bene pulire i denti senza passare lo spazzolino direttamente sui punti di sutura, in modo da rimuovere placca e batteri ed evitare possibili infezioni. A tal proposito il dentista potrà consigliare l’utilizzo di un collutorio alla clorexidina per fare degli sciacqui e tenere la mucosa orale pulita e disinfettata.
Un altro consiglio da tenere a mente finché si hanno i punti di sutura è quello di evitare cibi troppo duri che potrebbero inavvertitamente romperli o lacerare la zona sottoposta ad intervento, ma anche di evitare di fare sciacqui con la bocca chiusa i primi due giorni (per evitare che la pressione esercitata all’interno della bocca possa rompere i punti) e di starnutire o tossire con la bocca aperta per lo stesso motivo. Infine evitare sforzi e soprattutto non toccare i punti.
Fa male togliere i punti di sutura?
I punti di sutura vengono messi dal dentista quando il paziente è ancora sotto anestesia. Potrebbe essere possibile avvertire una sensazione di fastidio dovuta al passaggio dell’ago e del filo di sutura all’interno del tessuto gengivale che si sta medicando. La rimozione dei punti di sutura invece viene fatta senza bisogno di anestesia perché non provoca generalmente fastidio nella maggior parte dei casi, anche se ciò dipende dalla soggettività di ciascuno. In linea generale i punti vanno rimossi dopo una decina di giorni e fino ad un massimo di 2 settimane dall’intervento.