Il mal di denti è un problema che può essere debilitante e influenzare in modo significativo la vita quotidiana delle persone. Può avere diverse cause, tra cui carie, gengiviti, infezioni o traumi, ognuna delle quali richiede un intervento specifico.
Il trattamento del dolore, in questo senso, è solo il primo passo e serve per alleviare il disagio, ma è essenziale individuare l’origine del problema per evitare complicazioni. Spesso, infatti, il trattamento farmacologico aiuta a gestire il dolore, ma non risolve la causa sottostante.
Consultare un dentista è sempre la scelta migliore per individuare il problema e ricevere la terapia più adeguata. L’automedicazione è sconsigliata, anche nel caso di farmaci da banco. Solo un professionista può indicare il trattamento più sicuro ed efficace per ogni situazione specifica.
Cosa prendere per il mal di denti
I farmaci utilizzati per alleviare il dolore dentale appartengono a diverse categorie, ognuna delle quali ha funzioni ed effetti specifici. Il miglior antidolorifico per mal di denti non esiste, in senso assoluto. Ma esistono diversi tipi farmaci con specifiche caratteristiche, ognuno adatto a situazioni e necessità diverse per alleviare e gestire il dolore.
Farmaci antinfiammatori non steroidei (FANS)
I FANS riducono l’infiammazione e il dolore senza agire sulla causa sottostante. I più utilizzati includono:
- Ibuprofene: allevia il dolore e riduce l’infiammazione bloccando la produzione di prostaglandine, sostanze coinvolte nella percezione del dolore. Agisce in circa 30 minuti e il suo effetto dura fino a 6 ore. Deve essere assunto dopo i pasti per ridurre il rischio di irritazione gastrica.
- Naproxene: ha un’azione più prolungata rispetto ad altri FANS, con un effetto che può durare fino a 12 ore. È indicato per il dolore moderato-intenso, ma può causare disturbi gastrointestinali se assunto a stomaco vuoto.
- Acido acetilsalicilico: ha un’azione analgesica e antinfiammatoria, ma è sconsigliato nei bambini sotto i 12 anni. Inoltre, può irritare la mucosa gastrica e interferire con altri farmaci anticoagulanti.
È bene ricordare che l’uso di questi farmaci deve essere supervisionato da un medico, specialmente in presenza di patologie gastriche o cardiovascolari.
Antibiotici
L’amoxicillina, appartenente alla classe delle penicilline, è tra gli antibiotici più utilizzati per trattare le infezioni del cavo orale grazie alla sua efficacia contro molti batteri comuni.
Nei casi più complessi, in cui l’infezione si estende ai tessuti molli, alle ossa o alle articolazioni, possono essere impiegate le cefalosporine, un’altra classe di antibiotici più adatti a infezioni più acute.
L’assunzione di antibiotici deve sempre avvenire sotto stretto controllo medico e rispettando le indicazioni fornite. Un uso improprio o interrotto prematuramente può favorire l’antibiotico-resistenza, rendendo i farmaci meno efficaci nel tempo.
Anestetici locali
Gli anestetici vengono utilizzati per un sollievo immediato dal dolore, ma hanno un effetto temporaneo. Tra i più comuni c’è la lidocaina disponibile in gel, spray o iniezione, può essere impiegata per anestetizzare temporaneamente l’area dolorante. Questi farmaci devono essere utilizzati con cautela per evitare effetti indesiderati e, soprattutto, sempre sotto controllo medico.
Disinfettanti e antibatterici
Quando il dolore è causato da infezioni minori o da irritazioni gengivali, può essere utile l’uso di preparati antibatterici. La clorexidina, disponibile in crema o collutorio, aiuta a ridurre la carica batterica nel cavo orale, contribuendo a contrastare l’infiammazione. Tuttavia, il suo utilizzo prolungato può alterare l’equilibrio della flora orale, quindi è consigliato impiegarla solo per il periodo indicato dal dentista.
Farmaci per il dolore acuto
Quando il dolore è molto intenso e i farmaci comuni non risultano efficaci, il medico può prescrivere analgesici più potenti, specifici per il trattamento del dolore acuto e delle situazioni più gravi. Questi farmaci devono essere assunti esclusivamente sotto stretto controllo medico, poiché possono avere effetti collaterali importanti e il rischio di dipendenza.
La codeina, un derivato della morfina, viene spesso associata al paracetamolo per aumentarne l’efficacia nel controllo del dolore. Il suo utilizzo deve essere limitato nel tempo, poiché può provocare dipendenza e altri effetti indesiderati.
Il tramadolo, invece, agisce sul sistema nervoso centrale riducendo la percezione del dolore. È considerato meno rischioso rispetto ad altri oppioidi, ma deve comunque essere impiegato solo in caso di reale necessità e per un periodo di tempo breve, sempre sotto la supervisione di un medico.